Accampamenti nelle vicinanze di Volvera
DI DOMENICO Carmen
Olio su MDF, 100×70 cm
Il 3 Ottobre l’accampamento dell’armata francese del Catinat (con circa 40000 uomini) si trovava nei pressi del Doirone tra Rivalta e Orbassano. Il Catinat voleva approfittare delle alture di Piossasco (con le colline di San Giorgio e San Valeriano) per controllare da lontano e da una posizione di favore l’avanzata dell’esercito del duca Vittorio Amedeo II di Savoia. Gli alleati del duca, con il principe Eugenio e le truppe ducali forti di circa 25000 uomini, giungevano da Pinerolo dove avevano troncato l’assedio per accorrere a fermare il Catinat. Il principe Eugenio pose la sua base strategica presso il castello della Marsaglia località posta all’ora in una acquitrinosa pianura coltivata a riso.
Ma come vivevano questi accampamenti? Come venivano riforniti di armi e viveri?
Prendiamo ad esempio i convogli che, partendo da Torino, rifornivano le truppe del principe Eugenio. Un normale carro da munizioni trainato da due buoi, non poteva portare più di 400 kg di materiale ovvero non più di 5 bombe da mortaio di grosso carico. Per alimentare una batteria di 6 mortai bisognava quindi far affluire giornalmente 240 bombe che vuol dire non meno di 48 carri, con altrettanti conducenti, scorta di soldati ecc ….
Ma un accampamento non ha bisogno solo di armi ma anche di cibo. Per nutrire oltre 25000 uomini erano necessari ogni giorno circa 30000 litri di vino, 8 tonnellate di riso e altrettante di lardo o carne. Il pane veniva preparato nei forni fatti allestire nei campi.
Le razioni però non sempre raggiungevano le truppe e il soldato sia esso francese, spagnolo o piemontese, era costretto ad arrangiarvi “prelevando” il sostentamento dai contadini. Queste razzie, se consentite ed incoraggiate in territorio nemico, erano (almeno teoricamente) severamente vietate in patria, ma non per questo non si verificavano, anzi, tutt’altro.
Al seguito di ogni esercito anche se in teoria banditi dagli accampamenti si trovavano inoltre delle vere e proprie carovane di mezzi, animali e persone (mogli degli ufficiali, amanti, mercanti, giocolieri). Si trattava di un vero e proprio esercito di persone, che si intrufolavano tra i soldati e gli ufficiali per gestire i loro “affari” più o meno leciti.
DI DOMENICO CARMEN
Maestro nel primo difficile cammino, Franco Rosa, sensibile e forte nell’esprimere la natura. Con lui ha imparato a dipingere “en plein air” dove le luci e il paesaggio sono sempre diverse e dove tutto muta nel giro di poche ore. Grandissima scuola. Ora pensa che i cambiamenti, nel campo dell’arte, si impongano e siano altamente positivi perché aprono nuove prospettive e territori da esplorare. In ambito artistico si è ormai esplorato di tutto per cui forse è il caso di iniziare a dipingere non con gli occhi ma con il cuore.
Paola Minetti che ha parlato di lei disse: “La natura è la principale protagonista, paesaggi e atmosfere vengono fissate dal pennello nei loro colori e movimenti, lasciando sempre il dovuto spazio alle emozioni che rendono più vero e sentito ogni sguardo sulla realtà.”