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Trasporto del masso della Croce Barone

Trasporto del masso della Croce Barone

PATURZO Francesco

Olio su tela, 100×70 cm

 

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Nei primi anni del 1900 scrive il Generale Lodovico Laderchi “Sapevo che in qualche punto del campo di battaglia si doveva trovare una croce votiva a ricordo dei morti nella giornata del 4 ottobre 1693; ma per quanto ne avessi chiesto anche a persone pratiche dei luoghi, non mi era riuscito di rintracciarla; alfine mi fu suggerito di andare dal parroco della Volvera e così feci

Durante la visita il parroco di allora, don Sebastiano Capello, suggerì all’ufficiale l’idea di sostituire quella croce di legno con una di pietra “…per ricordare ai venturi ciò che qui si fece per l’Italia …“. L’idea si concretizzò alcuni anni dopo, nel 1913, per opera di un Comitato fondato per erigere il monumento marmoreo ai caduti della Marsaglia. Comitato presieduto dallo stesso Laderchi.

Commissionata la Croce alla ditta Ganoli di Torino, i vari pezzi che la compongono vennero spediti a destinazione tramite la ferrovia. Venne quindi organizzato il trasbordo dalla stazione di Airasca al luogo in cui doveva essere messa in opera.

I maggiori problemi furono posti dal grosso masso di 16 tonnellate che sostiene la croce, per il suo peso straordinario. I primi giorni di settembre il grande masso venne trasbordato dal vagone ferroviario al carro predisposto per il successivo trasporto: un classico “cher” a quattro ruote al quale vennero apportate alcune modifiche strutturali e un consistente rinforzo al piano di appoggio. Il carico prese poi la direzione di Volvera seguendo la strada provinciale. Si fermò quindi all’ingresso del paese per due giorni, presso il “pont d’Alban”, in modo da dare la possibilità ai volveresi di soddisfare il loro interesse e la loro giusta curiosità.

Attraversato l’abitato di Volvera il carro proseguì verso Orbassano. La squadra di operai incaricata del trasporto, analizzati i possibili itinerari e le condizioni delle strade di allora, che non erano come quelle attuali, scelse di utilizzare la strada provinciale fino ai confini di Volvera, svoltare sulla strada antica di Carignano, che si presentava più solida e diritta, per arrivare così nella località in cui il monumento doveva essere installato.

Il gruppo di operai, coordinato dal volverese Antonio Tavella “toni d’la furnasa” e con la supervisione del professor Marini, componente del comitato, era composto da Francesco Bongiovanni, Isidoro Coletto, Lorenzo Baldissone, Angelo Pilotti, Lorenzo Porporato, Michele Franco, tutti di Volvera, coadiuvati da alcuni altri manovali provenienti dalla zona.

Si racconta che questa squadra, per agevolare le operazioni, ideò e realizzò tutta una serie di strumenti come, ad esempio, delle speciali rotaie su cui guidare le ruote del carro trainato da 12 coppie di buoi (alcune fonti parlano addirittura di 17 coppie), il rinforzo della sede stradale in prossimità di fossi o di ponti, speciali argani, leve.

Il trasporto durò diverse settimane anche perché il mese di settembre fu caratterizzato quell’anno da frequenti piogge. Il carro per le strade di campagna affondava nel fango e spesso il tragitto percorso in un giorno era di pochi metri.

A causa di questi inconvenienti l’inaugurazione del monumento, inizialmente prevista per la domenica 4 ottobre, dopo due rinvii venne fissata per martedì 21 ottobre 1913.

 


PATURZO FRANCESCO

Francesco Paturzo nasce a Crotone nel 1955 e all’età di tre anni, con la sua famiglia, emigra in un paesino del bergamasco.

Come la maggior parte dei pittori, Francesco inizia a disegnare fin da piccolo e la maestra della scuola elementare, riconoscendo in lui un talento, lo incoraggia nelle arti pittorico – grafiche acquistando per lui matite e fogli da disegno.

Dopo pochi anni, la famiglia si trasferisce nuovamente al paese d’origine dove Francesco trascura la passione per il disegno dedicandosi al lavoro. Diventa apprendista fotografo e raggiunta la maggiore età si arruola come Carabiniere per qualche anno.

In seguito al suo matrimonio si stabilisce definitivamente a Piossasco. Durante l’avvicendarsi delle varie esperienze di vita e lavorative, si riavvicina gradatamente alla pittura dipingendo alcune opere e confrontandosi con diversi pittori.

Nel 2004 inizia il percorso continuativo di formazione pittorica, da autodidatta, che tutt’oggi prosegue anche partecipando a concorsi e mostre collettive.

Il pittore, alla ricerca di continue migliorie, con le sue opere spazia dai ritratti ai paesaggi, riproducendo anche copie d’autore e prediligendo la tecnica ad olio.